Intervista all’Avvocato Paola Tuillier di Diritti del Paziente pubblicata sul settimanale “Starbene” gruppo Mondadori
“Mia madre ha una malattia osteoarticolare degenerativa che le impedisce di muoversi bene e le provoca dolori insopportabili. Il medico le prescrive antidolorifici che servono a poco e, quando lei si lamenta, le risponde che deve sopportarli. Non esiste il diritto a cure più efficaci?”
Laura, 43 anni
“C’è una legge che tutela il diritto all’accesso alle terapie del dolore (la 38/2010) e alle cure paliative (la 38/2010)” risponde Paola Tuillier, avvocato del Foro di Roma.
“Ne possono usufruire le persone colpite da una malattia terminale, ma anche quelle che soffrono di patologie croniche dolorose, come tua madre, o chi affronta un dolore acuto ma transitorio, magari successivo a un intervento chirurgico. Non soffrire è un diritto e vale per tutti e ovunque: in ospedale, ma anche in pronto soccorso, in sala parto, in ambulatorio, all’interno di un hospice o, come nel caso di tua madre, a casa propria.”
“Se il dolore di tua madre è di quelli severi, perciò, ha diritto di ricorrere a un analgesico su misura, efficace e sicuro, come quelli della famiglia degli oppioidi (per esempio la morfina e i suoi derivati). La prescrizione non è più macchinosa come un tempo: può farlo il medico di famiglia sul ricettario rosso del SSN, o su una normale ricetta bianca (non rimborsabile). In entrambi i casi, la prescrizione non è ripetibile e, a sua volta finito il farmaco, il medico deve stilare una nuova ricetta. Anche l’acquisto in farmacia è semplice: gli analgesici oppiacei non sono difficili da reperire e se il medico sceglie quelli inseriti nella fascia A del nuovo Prontuario Farmaceutico Nazionale sono gratuiti. In alcune regioni è invece previsto il pagamento del ticket.”
“Ovviamente la scelta della terapia spetta al medico. Tua madre però può suggerirgli di prescrivere una visita specialistica in un centro di terapia del dolore. Se non basta, può rivolgersi a un medico di pronto soccorso nel pieno di una crisi dolorosa: risolta la fase acuta, anche lui può indirizzarla a un centro specialistico di riferimento”.
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